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Nove storie di donne. Perché nove e non dieci? Forse perché il numero nove contiene la dimensione di una condizione dispari, di un numero imperfetto, di un mancato arrotondamento. Metafora della vita per la quale rimangono aperti desideri, aspirazioni e la sensazione di un'incompiutezza, ovvero del mancato accesso ad un'improbabile felicità. Marina scrive di donne e prevalentemente del rapporto tra madri e figlie. Di quel rapporto originario dal quale si dipana la matassa aggrovigliata della vita e degli affetti. Le protagoniste dei racconti molto spesso sono bambine. Ma le bambine ormai sono cresciute e se nella loro vita rimane l'impronta di un'infanzia tradita nei sogni, oppure il ricordo amorevole delle cure materne, affrontano situazioni dell'oggi, dell'inesorabile procedere verso il disincanto. Portando però con sé piccole ancore di salvataggio che possono dare ancora il senso della vita.